Fatti e avvenimenti |
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Il governo
borbonico autorizza l'apertura Nei
primi anni del 1800 divenne notevole la domanda di zolfo da parte delle
industrie inglesi, che utilizzavano l'acido solforico. Con rescritto del
18 ottobre 1808 Ferdinando IV di Borbone accordò la facoltà di
aperture di nuove zolfare anche nel territorio agrigentino, previo
esborso di 10 onze al fisco. |
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Agli
inglesi il monopolio dello zolfo siciliano Il
24
settembre 1816 fu firmato un trattato di commercio, fra il governo di
Napoli e quello di Londra, con il quale ai mercanti inglesi fu
assicurato il monopolio nell'esportazione degli zolfi della Sicilia.
A seguito di quest'accordo nell'entroterra agrigentino ripresero
le ricerche di zolfo che da qualche tempo erano state interrotte. Le
prime richieste di apertura di zolfare in territorio di Comitini pare
risalgano al 1818. la febbre dello zolfo spinse tanta gente a tentare
questa forma di investimento che però in alcuni casi fu deludente per
il mancato ritrovamento del filone di minerale o per avversità di altro
genere. |
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Evasi
dal carcere di Girgenti sequestrano 300 Il
giorno
di Natale del 1862 ben 127 pericolosi detenuti, dopo avere scavato un
tunnel, evasero in massa, dal vecchio carcere di Agrigento ubicato nei
pressi della chiesa dell'Itria. A
Comitini nessuno avrebbe immaginato che da li
a qualche mese ed esattamente il 23 marzo 1863, alle ore 11.00,
circa 50 di quegli evasi, armati sino ai denti, dovevano sequestrare ben
300 operai e lo stesso Gaetano Leone amministratore della zolfara
“Mandrazzi Genuardi”, richiedendo per il loro rilascio un riscatto
di circa 26 mila lire. |
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Con il
pagamento del riscatto tutti gli ostaggi furono liberati senza alcuna
conseguenza per la loro incolumità fisica.
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Tragedia
nella miniera di “Cozzo Vitello” All’inizio del 1800, con la riscoperta dei giacimenti solfiferi, Comitini diventa importantissimo centro minerario dell’agrigentino. Il metodo molto primitivo dell’estrazione del minerale rendeva il lavoro particolarmente pesante e pericoloso per i minatori, soprattutto per l’assenza di strutture in grado di tutelarli dai tanti pericoli a cui erano sottoposti ogni giorno: esalazioni di gas, inondazioni e crolli delle gallerie, esposizione a polvere dei silice. |