|
o
|
|
www.luigidipino.it | ||
“..Mi chiamo Luigi e fazzu u cantastorie”, così Di Pino si presenta in modo definito, netto, declamando questo antico mestiere oggi quasi del tutto scomparso, e recitando poesia e canzoni in un dialetto cantilenante, vetusto, in cui traspare l’amore per la propria terra, la Sicilia, dalla quale, come dice non si separerebbe mai (…). Il
nostro cantastorie ripostese con la sua voce graffiante e provocatoria, intende
ridare alla cittadina di Riposto la gloria di un tempo, valorizzando la figura
ormai quasi dimenticata di Orazio Strano. Le cantilene, le filastrocche e le nenie del cantastorie riportese ci riportano nostalgicamente indietro nel tempo, facendo riaffiorare sentimenti attraverso i quali si ripercorre la memoria storica della Sicilia che non c’è più, quella dei nostri nonni, quella di una tradizione isolana, e forse azzardatamente un po' isolata, ma pur viva nei cuori di chi la ama; con un linguaggio limpido e toccante Luigi è già “personaggio”, uomo nuovo perché di nuova generazione ma antico nel cuore, convinto assertore che la felicità sta nelle piccole cose, nella vita di tutti i giorni.
Attraverso
la cronaca di una quotidianità on the road, egli cerca di esorcizzare le
stranezze e le idiosincrasie di un mondo ormai in rovina, addolcendo con le sue
note e i suoi messaggi d’amore verso la sua terra, le tensioni della vita : in
Di Pino cantastorie del nuovo millennio la fiamma della passione per la musica
popolare non si è mai spenta, la vita è bella così com’è, senza orpelli,
senza fronzoli e senza velleità.
In
tutto ciò è racchiuso questo strano personaggio: Luigi
Di Pino.
|
||
|
||
Ragazzo dal viso gioioso e semplice, ma dallo
sguardo arguto e sorridente, Luigi ha mostrato un’enorme disponibilità nel
farsi intervistare presso la sede ripostese, da lui inaugurata nel 2001 insieme ad altri artisti, di cui è
presidente. |
||
|
||
Monica Laurentini
|
||
|
||
Come nasce il fenomeno Luigi Di Pino, il Cantastorie? Nasce a Riposto circa cinque anni fa dopo un incontro con Vito Strano, uno dei figli di Orazio Strano. Da qui, la mia passione è cresciuta sempre più e ho imparato a fare il cantastorie. Ero appena tornato da un tour in Australia, dove ero andato per promuovere la culture siciliana nel mondo. In un mondo imbevuto di potere e denaro, in
cui l’incomunicabilità fa da padrona, qual’è
stato il motivo che ti ha spinto ad intraprendere questa carriera un po’
azzardata? Cosa hai ereditato dai vari cantastorie di Riposto? Sei stato definito un “cantastorie del
2000”, questo dipende: dalla tua giovane età, dall'attualità delle tue
canzoni o perché il mestiere di cantastorie è ancora
vivo nell’era del terzo millennio? Hai
musicato la ballata di Luciano Violante sui bambini
morti
a
causa della mafia: cosa pensi
di un argomento
così importante? La differenza tra cunti, pupi e canti: in
tre parole sono racchiuse tematiche diverse. Com’è cambiato rispetto al passato, l’approccio
musicale e culturale della gente e com’è cambiata
la sicilianità dei siciliani? In Sicilia, abbiamo sviluppato il senso di
appartenenza e ci sentiamo figli di “qualcosa”, abbiamo un vasto patrimonio
culturale alle spalle, per cui sicuramente abbiamo modificato l’approccio
musicale che ora è più forte rispetto a vent’anni fa. In questo momento con
internet, la globalizzazione, sentiamo maggiormente il bisogno di ancorarci alle
tradizioni, ai valori, e mantenere vive quelle che sono le peculiarità delle
varie zone. La Sicilia si è europeizzata, i mass media hanno contribuito a diffondere una cultura siciliana moderna rispetto al passato, per cui il senso di appartenenza si rafforza sempre di più. In Australia invece, dove sono stato in tour, la comunità siciliana è antica, è quella di una volta perché essendo lontana dalla terra d’origine vive dei retaggi del passato, per cui tutto ciò che c’è di siciliano intorno ad essa, funge da trait d’union con la Sicilia. Tra mass-media e globalizzazione, qual è secondo te l'importanza della piazza nella performance di un cantastorie e la differenza con il palcoscenico? Tornare in piazza crea sempre nuove emozioni, si è
un tutt’uno col pubblico pronto ad intervenire e interloquire, e soprattutto
allo stesso livello; per cui bisogna affinare le proprie capacità perché si ha
una maggiore responsabilità per poter accogliere altro pubblico. Ignazio Buttitta è considerato il
poeta-cantastorie per eccellenza, e fu uno dei più grandi poeti
popolari siciliani: che interazione c’è, secondo te, tra
poeti e cantastorie? Il tuo narrare è solo una racconto di fatti
osservati o il tuo messaggio va oltre? Il cartellone nella tradizione del
cantastorie: quanta importanza ebbe nel passato l’iconografia
e quanto incide nel
presente? L’importanza di uno strumento musicale nella
performance del cantastorie… Se qualche scrittore parla di “indifferenza del
cantastorie per lo strumento musicale”, è perché ciò che conta è la voce e
non la potenza della musica sulla voce Attraverso quali mezzi bisogna dare
continuità al lavoro e al
mondo dei cantastorie |
||
-------------------------------------------------------------------------------- |
||