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Lionardo
Vigo Calanna, Marchese di Gallodoro
fu
un grande esponente della cultura siciliana del XIX secolo, fu poeta,
filologo e politico.
Nelle sue opere mostrò con profonda erudizione l'alto sentimento che
egli provava per la Sicilia. Fu uno dei maggiori studiosi delle
tradizioni e dei costumi popolari siciliani.
La
vita
All'età
di quattro anni perse la madre e visse un'infanzia priva di affetto e di
tenerezze. Dall'età di nove anni ai
sedici visse in tre collegi diversi, ad Acireale a Catania e a Messina.
Fin
da giovane
cominciò a scrivere e a comporre poemi, a partecipare a riunioni
accademiche e a interessarsi di lingua e dialetto, di storia della
Sicilia e di archeologia.
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Individuò
nella sua Acireale quel medio centro che, pur tra i difetti da lui
stesso rimarcati, costituiva la norma per centinaia di Comuni
siciliani.
La
sua lirica giovanile è ingentilita da una presenza femminile, che egli
chiama l'Unica, celandone il nome.
Laureatosi
in giurisprudenza, si sposò con Carlotta Sweeny, di padre inglese, che
dopo soli due anni di matrimonio morì lasciandogli una bambina.
Ciò nonostante l'impegno di Vigo fu costante e notevole, si impegnò tra
l'altro a far rinascere nel 1832 sopra nuove basi l'antica Accademia Zelantea di
Acireale, fondata nel 1671.
Molti Manoscritti dell'Accademia di Scienze Lettere ed Arti degli
zelantei è la sezione più estesa della Biblioteca. Contiene 475
manoscritti, diversi tra loro per contenuto e forma, ed appartenenti ad
un arco cronologico piuttosto vasto, che va dal 1804 al 1901. Questa
parte che raccoglie quasi un secolo di cultura siciliana, è
caratterizzata da una grande varietà di argomenti. La maggior parte dei
manoscritti appartengono al periodo del cosiddetto ripristino
dell'Accademia degli Zelantei dovuta proprio a Vigo.
Il
1848 rappresentò il crinale della sua vita: al tempo dei moti visse a
Palermo a contatto diretto con Ruggero Settimo, Mariano Stabile, Emerico
e Michele Amari. Fu deputato alla Camera dei comuni del Parlamento nato
dall'insurrezione.
Spentasi
la rivoluzione siciliana ritornò ad Acireale dove si dedicò
all'istruzione e alla cultura ricoprendo anche la carica di
Ispettore scolastico del Circondario di Acireale, in questo periodo
finì la raccolta di canti popolari siciliani, e il poema
epico "Ruggiero".
Nel
1871 si chiedeva se mai avrebbe dato alle stampe il manoscritto "Il
1848 e 1849 in Sicilia", testimonianze di L. V. sul primato
della civiltà siciliana.
Vigo - scrive Capuana - «spese gli ultimi anni lavorando alla
Protostasi sicula o genesi di civiltà. La Protostasi forma due grossi
volumi che la morte non gli ha permesso di pubblicare».
Nel corso della sua vita mantenne un fittissimo rapporto con
intellettuali italiani, tedeschi e francesi.
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l'opera
La
definizione di Raccolta
Amplissima compare nel titolo della
seconda edizione della monumentale opera di
Lionardo Vigo, Canti popolari siciliani, data alle stampe nel
1874 (La prima edizione era stata pubblicata nel 1857).
Uno dei motivi che portarono il Vigo a riprendere
la sua impresa, già
notevole, fu
senz’altro il diverso contesto politico-sociale in cui si trovò ad operare,
oltre alla opportunità ovvia di integrare la sua raccolta con nuovi
ritrovamenti.
Le due pubblicazioni, infatti, nascono a cavallo di quello spartiacque che è l’anno 1860,
cardine temporale dei
processi e degli sconvolgimenti che portarono all’Unità
d’Italia.
Prima di tale evento la censura era stata pesantissima e lo stesso Vigo ne dà testimonianza proprio
nella seconda edizione
(di un caso emblematico riportiamo più avanti).
Per
comprendere al meglio con quale spirito il Vigo affrontò e
portò avanti il suo lavoro di raccolta dei canti, dando
infine notizia anche del suo ritiro, è senz’altro utile leggere
quanto egli stesso scrisse nell’Addio posto in chiusura della
sua Raccolta amplissima.
La
censura
Il "Lamentu
d'un servu o santu crocifissu" è
uno dei testi maggiormente utilizzati nei progetti di
recupero del repertorio tradizionale siciliano, come brano
recitativo o cantato. Nella
Raccolta amplissima del
1874 si trova a pag. 735 e lì stesso il Vigo
coglie l'occasione per raccontare che quel testo, già presente nell'edizione del 1857, era stato a suo tempo oggetto di
un pesante intervento censorio, e ancora peggio, si era trovato costretto a riscrivere
una parte del brano, e precisamente "la
Risposta del Crocefisso" capovolgendone interamente il senso.Questa
parte fu sostituita da quella
che comincia: “E tu chi ti scordasti o testa pazza”
etc. p.304 n.14 dell'edizione 1857.
Nella
seconda edizione della Raccolta, ripristina il
testo originario e riporta in nota quella ottava spuria, come
egli stesso la definisce. Dal
tono della stessa nota, riprodotta sotto, si evince quale sia
stato il significato politico che il Vigo dava al suo lavoro.
"A 17 settembre 1857 il Canonico
Ronsisvalle secondo R. Revisore in Catania, (giacché prima per ordine
del Maniscalco aveva tartassato il mio volume il prof. Garajo di
Palermo) ne permise la pubblicazione, che fu autorizzata dal sig.
Angelo Panebianco Intendente della Provincia. Quando all'alba del 18
ordinò costui inaspettatamente il sequestro di tutto le copie, e chiese
autografo dell'opera firmato dal Garajo e dal Maniscalco. Lo sgomento
mio e del Golatola fu massimo, perché ignoravamo il motivo di
quell'ordine sbirresco.
Tentammo insieme
parlare col Panebianco, ma ci fu impossibile, essendo egli in lutto per
la morte del genero. Allora mi rivolsi all'intimo di lui amico, il
Reggente Celestino da Terranova, il quale mi ricevette, dopo una
interminabile messa cantata in sagrestia e accordandomi la di lui
protezione, mi promise parlargli, e la sera del 19 mi riferì essergli
dispiaciuta l'ottava sopra scritta.
Fu questo per me un vero balsamo; dopodichè mi convinsi che quel feroce
Proconsole non erasi addato di tutte le idee rivoluzionarie, che qui e là
avea io saputo insinuare nei vasti Prolegomeni, nelle note e nei canti
del libro.
All'istante sostituii la seguente all'ottavo anatemizzata; fu rifatto il
cartesino, e l'opera al momento diffusa".
La risposta spuria diceva così:
Risposta del Crocifìsso
E tu chi ti scordasti o testa pazza,
Chiddu ch’è scrittu 'ntra la liggi mia?
Sempri 'nguerra sarà l'umana razza
Si ccu l'offisi l'offisi castija;
A cui ti offenni lu vasa e l'abbrazza,
E in Paradisu sidirai ccu mia:
M'inchinvaru l'ebrei 'ntra sta cruciazza,
E celu e terra disfari putia... etc.
"Oggi
benedicendo la libertà riconquistata dal popolo per incitamento de’
letterati, la pubblico, pregando Dio che lo sgoverno italico non ci
costringa a maledire i sacrifici patiti per ottenerla". |
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Le opere
La "Raccolta di canti
popolari siciliani" venne pubblicata dal Vigo nel 1857 per eternare
e non far disperdere nel tempo la tradizione orale del popolo di Sicilia,
ne aveva raccolti migliaia a partire dal 1830, in siciliano, in
franco-lombardo, in siculo-lombardo e in albanese".Questi alcuni
titoli dei brani: I Bellezza dell'uomo - II e della donna - XIII
Serenate - XXXI Ingiurie - XLIV Canti morali - XLVII Indovinelli o
"Nniminagghi" - LIV Mare e pesca.
L'opera fu apprezzata e lodata. Alla già vasta prima edizione
seguì una "Raccolta amplissima di canti popolari sicliani"
(1870-1874).
Si narra, che in età giovanile di L.Capuana inviò a Vigo delle
raccolte di canti autentici di Mineo e canti da lui foggiati di sana
pianta. G.B.Bronzini mette in guardia dal "ricamarci un po
troppo..., solo un controllo sul campo avrebbe potuto appurarne la
falsificazione ". In particolare venne contraffatto un verso: «Donni,
ch'aviti 'ntillettu d'amuri» corrispondente al «Donne, ch'avete
intelletto d'amore» della Vita nova di Dante Alighieri, che aprì un
dibattito riguardante la priorità temporale del canto siciliano
sull'opera dantesca, cui partecipò anche il filologo Alessandro
d'Ancona.
La Raccolta sarà
utilissima al giovane Giuseppe Pitrè (esiste un consistente carteggio
con L.Vigo) per i suoi fondamentali studi del folclore. Capuana scrive
nel 1885 che «dopo la Raccolta dei canti popolari siciliani non c'è
libro che dipinga con maggior potenza e maggior precisione dei
Malavoglia».
Altre
opere
-
Memorie
storiche di Pietro Paolo Vasta (1827);
-
Cenno
sull'arte drammatica e del teatro in Sicilia (1833);
-
Notizie
storiche della città d'Aci-Reale, (1836);
-
Numerose
liriche, tra cui Ad Aci (1838).
-
Il
Ruggiero, poema epico dedicato all'esaltazione dell'indipendenza
siciliana (1865);
-
Dante
e la Sicilia (1870);
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