Lionardo Vigo
      (Acirele 25/09/1799 - 14/04/1879

     

Lionardo Vigo Calanna, Marchese di Gallodoro fu un grande esponente della cultura siciliana del XIX secolo, fu poeta, filologo e politico.
Nelle sue opere mostrò con profonda erudizione l'alto sentimento che egli provava per la Sicilia. Fu uno dei maggiori studiosi delle tradizioni e dei costumi popolari siciliani.

La vita

All'età di quattro anni perse la madre e visse un'infanzia priva di affetto e di tenerezze. Dall'età di nove anni ai sedici visse in tre collegi diversi, ad Acireale a Catania e a Messina.
Fin da giovane cominciò a scrivere e a comporre poemi, a partecipare a riunioni accademiche e a interessarsi di lingua e dialetto, di storia della Sicilia e di archeologia. 

Individuò nella sua Acireale quel medio centro che, pur tra i difetti da lui stesso rimarcati, costituiva la norma per centinaia di Comuni siciliani.

La sua lirica giovanile è ingentilita da una presenza femminile, che egli chiama l'Unica, celandone il nome.

Laureatosi in giurisprudenza, si sposò con Carlotta Sweeny, di padre inglese, che dopo soli due anni di matrimonio morì lasciandogli una bambina. 


Ciò nonostante l'impegno di Vigo fu costante e notevole, si impegnò tra l'altro a far rinascere nel 1832 sopra nuove basi l'antica Accademia Zelantea di Acireale, fondata nel 1671. 
Molti Manoscritti dell'Accademia di Scienze Lettere ed Arti degli zelantei è la sezione più estesa della Biblioteca. Contiene 475 manoscritti, diversi tra loro per contenuto e forma, ed appartenenti ad un arco cronologico piuttosto vasto, che va dal 1804 al 1901. Questa parte che raccoglie quasi un secolo di cultura siciliana, è caratterizzata da una grande varietà di argomenti. La maggior parte dei manoscritti appartengono al periodo del cosiddetto ripristino dell'Accademia degli Zelantei dovuta proprio a Vigo.

 

Il 1848 rappresentò il crinale della sua vita: al tempo dei moti visse a Palermo a contatto diretto con Ruggero Settimo, Mariano Stabile, Emerico e Michele Amari. Fu deputato alla Camera dei comuni del Parlamento nato dall'insurrezione.

Spentasi la rivoluzione siciliana ritornò ad Acireale dove si dedicò all'istruzione e alla cultura  ricoprendo anche la carica di Ispettore scolastico del Circondario di Acireale, in questo periodo finì la raccolta di canti popolari siciliani, e il poema epico "Ruggiero"

Nel 1871 si chiedeva se mai avrebbe dato alle stampe il manoscritto "Il 1848 e 1849 in Sicilia", testimonianze di L. V. sul primato della civiltà siciliana. 
Vigo - scrive Capuana - «spese gli ultimi anni lavorando alla Protostasi sicula o genesi di civiltà. La Protostasi forma due grossi volumi che la morte non gli ha permesso di pubblicare». 
Nel corso della sua vita mantenne un fittissimo rapporto con intellettuali italiani, tedeschi e francesi.


l'opera

La definizione di Raccolta Amplissima compare nel titolo della seconda edizione della monumentale opera di Lionardo Vigo, Canti popolari siciliani, data alle stampe nel 1874 (La prima edizione era stata pubblicata nel 1857).
Uno dei motivi che portarono il Vigo a riprendere la sua impresa, già notevole, fu senz’altro il diverso contesto politico-sociale in cui si trovò ad operare, oltre alla opportunità ovvia di integrare la sua raccolta con nuovi ritrovamenti.
Le due pubblicazioni, infatti, nascono a cavallo di quello spartiacque che è l’anno 1860, cardine temporale dei processi e degli sconvolgimenti che portarono all’Unità d’Italia.
Prima di tale evento la censura era stata pesantissima e lo stesso Vigo ne dà testimonianza proprio nella seconda edizione (di un caso emblematico riportiamo più avanti).

Per comprendere al meglio con quale spirito il Vigo affrontò e portò avanti il suo lavoro di raccolta dei canti, dando infine notizia anche del suo ritiro, è senz’altro utile leggere quanto egli stesso scrisse nell’Addio posto in chiusura della sua Raccolta amplissima. 

La censura
Il "Lamentu d'un servu o santu crocifissu" è uno dei testi maggiormente utilizzati nei progetti di recupero del repertorio tradizionale siciliano, come brano recitativo o cantato.
Nella Raccolta amplissima del 1874 si trova a pag. 735 e lì stesso il Vigo coglie l'occasione per raccontare che quel testo, già presente nell'edizione del 1857, era stato a suo tempo oggetto di un pesante intervento censorio, e ancora peggio, si era trovato costretto a riscrivere una parte del brano, e precisamente "la Risposta del Crocefisso" capovolgendone interamente il senso.Questa parte fu sostituita da quella che comincia: “E tu chi ti scordasti o testa pazza” etc. p.304 n.14 dell'edizione 1857.

Nella seconda edizione della Raccolta, ripristina il testo originario e riporta in nota quella ottava spuria, come egli stesso la definisce. Dal tono della stessa nota, riprodotta sotto, si evince quale sia stato il significato politico che il Vigo dava al suo lavoro.

"A 17 settembre 1857 il Canonico Ronsisvalle secondo R. Revisore in Catania, (giacché prima per ordine del Maniscalco aveva tartassato il mio volume il prof. Garajo di Palermo) ne permise la pubbli­cazione, che fu autorizzata dal sig. Angelo Panebianco Intendente della Provincia. Quando all'alba del 18 ordinò costui inaspettatamente il sequestro di tutto le copie, e chiese autografo dell'opera firmato dal Garajo e dal Maniscalco. Lo sgomento mio e del Golatola fu massimo, perché ignoravamo il motivo di quell'ordine sbirresco.

Tentammo insieme parlare col Panebianco, ma ci fu impossibile, essendo egli in lutto per la morte del genero. Allora mi rivolsi all'intimo di lui amico, il Reggente Celestino da Terranova, il quale mi ricevette, dopo una interminabile messa cantata in sagrestia e accordandomi la di lui protezione, mi promise parlargli, e la sera del 19 mi riferì essergli dispiaciuta l'ottava sopra scritta.
Fu questo per me un vero balsamo; dopodichè mi convinsi che quel feroce Proconsole non erasi addato di tutte le idee rivoluzionarie, che qui e là avea io saputo insinuare nei vasti Prolegomeni, nelle note e nei canti del libro.
All'istante sostituii la seguente all'ottavo anatemizzata; fu rifatto il cartesino, e l'opera al momento diffusa". 
La risposta spuria diceva così:
     Risposta del Crocifìsso

E tu chi ti scordasti o testa pazza,
Chiddu ch’è scrittu 'ntra la liggi mia?
Sempri 'nguerra sarà l'umana razza
Si ccu l'offisi l'offisi castija;
A cui ti offenni lu vasa e l'abbrazza,
E  in Paradisu sidirai ccu  mia:
M'inchinvaru l'ebrei 'ntra sta cruciazza,
E  celu e terra disfari putia... etc.

"Oggi benedicendo la libertà riconquistata dal popolo per incitamento de’ letterati, la pubblico, pregando Dio che lo sgoverno italico non ci costringa a maledire i sacrifici patiti per ottenerla".

                                     Vedi le pagine in originale e ascolta 2 brani

Le opere
La "Raccolta di canti popolari siciliani" venne pubblicata dal Vigo nel 1857 per eternare e non far disperdere nel tempo la tradizione orale del popolo di Sicilia, ne aveva raccolti migliaia a partire dal 1830, in siciliano, in franco-lombardo, in siculo-lombardo e in albanese".Questi alcuni titoli dei brani: I Bellezza dell'uomo - II e della donna - XIII Serenate -  XXXI Ingiurie - XLIV Canti morali - XLVII Indovinelli o "Nniminagghi" - LIV Mare e pesca. 
L'opera fu apprezzata e lodata. Alla già vasta prima edizione seguì una "Raccolta amplissima di canti popolari sicliani" (1870-1874).
Si narra, che in età giovanile di L.Capuana inviò a Vigo delle raccolte di canti autentici di Mineo e canti da lui foggiati di sana pianta. G.B.Bronzini mette in guardia dal "ricamarci un po troppo..., solo un controllo sul campo avrebbe potuto appurarne la falsificazione ". In particolare venne contraffatto un verso: «Donni, ch'aviti 'ntillettu d'amuri» corrispondente al «Donne, ch'avete intelletto d'amore» della Vita nova di Dante Alighieri, che aprì un dibattito riguardante la priorità temporale del canto siciliano sull'opera dantesca, cui partecipò anche il filologo Alessandro d'Ancona. 

La Raccolta sarà utilissima al giovane Giuseppe Pitrè (esiste un consistente carteggio con L.Vigo) per i suoi fondamentali studi del folclore. Capuana scrive nel 1885 che «dopo la Raccolta dei canti popolari siciliani non c'è libro che dipinga con maggior potenza e maggior precisione dei Malavoglia».

Altre opere

  • Memorie storiche di Pietro Paolo Vasta (1827);

  • Cenno sull'arte drammatica e del teatro in Sicilia (1833);

  • Notizie storiche della città d'Aci-Reale, (1836);

  • Numerose liriche, tra cui Ad Aci (1838).

  • Il Ruggiero, poema epico dedicato all'esaltazione dell'indipendenza siciliana (1865);

  • Dante e la Sicilia (1870);

 

-----------------------------------
Home Page