Leggenda d'un friscalettu
La
figlia di un re fu gettata nel fiume da suo fratello, per invidia,
presso ad un canneto e vi morì annegata.
Dopo tempo passa di lì un pastorello che taglia una canna per
farne e un flauto.
costruito che fu lo strumento egli lo porta alle labbra per
suonarlo; ne esce un canto.
È
lo spirito di della fanciulla che vaga nel luogo e si diffonde
dalla canna e rivela il misfatto: «Piccolo pastore che mi tieni
tra le labbra, io sono la figlia del re, mio fratello fu il
traditore che mi gettò nelle acque serene del fiume!». Il
ragazzo stupito, corre al palazzo del re, dove racconta e ripete
il prodigio. Il re dubitando, vuol provare anch’egli lo
strumento, e allora lo spirito della fanciulla che vi è dentro si
rivolge a lui: « O padre mio che mi tieni fra le labbra…».
Così
si rinnova in Sicilia il mito gentile di Siringa.
In questo paese di sogno, la realtà limitata di un giorno si
confonde con la leggenda immemorabile di una realtà superiore,
fuori dal concetto del tempo, nella musica.
La
Sicilia e ricca, come la Grecia antica, di queste leggende
musicali, dove l’essenza e la funzione della musica sono
rappresentate con una efficacia che invano chiederemmo alle nostre
astrazioni metafisiche.
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