Alberto Favara



                         Leggenda d'un friscalettu

La figlia di un re fu gettata nel fiume da suo fratello, per invidia, presso ad un canneto e vi morì annegata.
Dopo tempo passa di lì un pastorello che taglia una canna per farne e un flauto.
costruito che fu lo strumento egli lo porta alle labbra per suonarlo; ne esce un canto.

È lo spirito di della fanciulla che vaga nel luogo e si diffonde dalla canna e rivela il misfatto: «Piccolo pastore che mi tieni tra le labbra, io sono la figlia del re, mio fratello fu il traditore che mi gettò nelle acque serene del fiume!». Il ragazzo stupito, corre al palazzo del re, dove racconta e ripete il prodigio. Il re dubitando, vuol provare anch’egli lo strumento, e allora lo spirito della fanciulla che vi è dentro si rivolge a lui: « O padre mio che mi tieni fra le labbra…».

Così si rinnova in Sicilia il mito gentile di Siringa.
In questo paese di sogno, la realtà limitata di un giorno si confonde con la leggenda immemorabile di una realtà superiore, fuori dal concetto del tempo, nella musica.

La Sicilia e ricca, come la Grecia antica, di queste leggende musicali, dove l’essenza e la funzione della musica sono rappresentate con una efficacia che invano chiederemmo alle nostre astrazioni metafisiche.


Il Manoscritto

 


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