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Famosi alcuni cantori quali un certo Arhippa Perttunen (come
venne chiamato dallo stesso Lönnrot nella prefazione
dell'edizione del 1835), che si dice conoscesse a memoria più di
mille canti.
Il poema è tuttora cantato e conosciuto a memoria da alcuni
anziani bardi dell'area dei laghi, in cui il Kalevala è
nato e si è diffuso nei secoli.
Nelle buie sere invernali, i convenuti si accomodano su una
panca ed ascoltavano le gesta dei vari eroi, creatori del mondo e
della cultura di quel popolo. Il racconto, in metrica, veniva
cantato dall'aedo aiutato dal ritmo battuto su un tamburo col
bordo di betulla e la pelle di renna. L'effetto era ipnotico ed
atto a riprodurre uno stato di trance. Seppur in maniera non
dichiarata, l'incontro portava in sé valenze sciamaniche e
contenuti esoterici.
La versione del 1849 è composta da 50 canti, o
runi, i cui
versi sono in metro runico. La precedente versione del 1835, di 32
canti, era incompleta. Entrambe le versioni sono corredate da una
prefazione che riassume i metodi ed il contesto seguito
dall'autore per la composizione del poema, oltre che la citazione
di precedenti opere di raccolta del materiale sulla poesia
tradizionale, come quella in cinque parti del medico Zachris
Topelius tra il 1822 ed il 1831. |