Cenni Storici e Notizie
Il Cantastorie Tradizionale figura di intrattenitore
ambulante, che si
sposta di città in città e di piazza
in piazza raccontando una favola,
con l'aiuto del canto e spesso di un cartellone in cui
sono raffigurate le scene salienti del
racconto; il cantastorie vive delle offerte degli
spettatori e talvolta dei proventi dalla vendita di fogli recanti la
storia raccontata. Questo tipo di comunicazione
affonda le proprie
radici nella più lontana tradizione europea di letteratura orale, e
costituì per secoli il maggiore
veicolo di diffusione di opere, quali i Poemi
cavallereschi e i Romances
spagnoli. Uno dei cantastorie più autorevoli nella storia della
letteratura italiana fu Giulio Cesare Croce,
autore della versione italiana delle storie di “Bertoldo e
Bertoldino”.
Oggi in Italia e in Europa i cantastorie sono pressoché
scomparsi, ma figure simili sopravvivono in altre culture nelle quali è
ancora forte la componente orale della letteratura. Ad esempio, le novelle
delle Mille
e una notte furono a lungo tramandate dai cantastorie nei paesi arabi, di bazar in
bazar. In India la maggior parte dei racconti popolari diffusi oralmente
è basata sulle storie del Ramayana
e del Mahabharata,
che vengono narrate, cantate e danzate da artisti talvolta
"specializzati" in un solo mito o in un solo episodio; in
alcuni casi, i cantastorie indiani cantano le storie di Rama mentre
le disegnano, considerando tale attività una forma di devozione. Il RomanceroGenere letterario, attestato nella letteratura spagnola a partire dal XV secolo, che si configura come raccolta popolare e anonima di romances, ossia componimenti epico-lirici in versi ottosillabici con assonanza alternata, associabili alla ballata europea della stessa epoca. Il romancero si diffuse non soltanto in Spagna e in Europa, ma anche nell'America meridionale, nelle Isole Canarie, nell'Africa mediterranea e nelle zone della Turchia in cui si installarono gli ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna nel 1492. Grazie alla sua persistenza nel tempo (oltre sei secoli), il romancero esercitò una potente influenza sul teatro e sulla poesia moderni. Nella fase più antica i romances furono elaborati e tramandati oralmente da giullari e cantastorie ed ebbero prevalentemente carattere epico, storico o avventuroso e una struttura intermedia tra la lirica e la narrativa, originariamente in versi rimati. I romances di argomento storico sono gli unici per i quali sia possibile una datazione sicura perché facevano riferimento ad avvenimenti contemporanei; il più antico narra fatti del 1328, per quanto alcune notizie inducano a pensare che il genere fosse nato già nel XIII secolo. I romances epici svolgono i temi tipici delle “Chansons de geste “ e di altre opere di letteratura cavalleresca. I testi d'avventura si inseriscono nella tradizione più ampia delle leggende e della letteratura popolare europea.L'interesse dei poeti colti per il romancero favorì la comparsa, nella seconda metà del XV secolo, di romances in forma scritta, a partire da “Gentil dona, gentil” dona del catalano Jaume de Olesa, composto nel 1421. Dopo l'invenzione della stampa, i testi furono divulgati tramite fogli sciolti che venivano talvolta raccolti in cancioneros, per i quali venivano spesso rielaborati e riassunti o, al contrario, arricchiti di spunti letterari. L'apogeo della fortuna del romance fu il Seicento (il cosiddetto "Siglo de Oro"). Dopo essere stato introdotto nel teatro, già all'inizio del XVI secolo, come intermezzo cantato, fu coltivato in particolare da Lope de Vega, che ne privilegiò soprattutto il carattere epico. Luis de Góngora y Argote, Francisco Gómez de Quevedo e molti autori dell'epoca d'oro ripresero anche gli altri temi: amoroso, pastorale, satirico, cavalleresco, picaresco. Abbandonato durante l'Illuminismo, il genere fu recuperato dagli autori romantici e, nel XX secolo, dai poeti della cosiddetta "Generazione del 27", tra i quali Federico Gacìa Lorca e Jorge Guillén. Letteratura cavalleresca Genere letterario che nacque nella Francia medievale e si diffuse presto nei paesi Europei ed in particolare in Inghilterra e in Germania. Gli ideali cavallereschi della società medievale sono rappresentati tramite eroiche gesta guerresche o coraggiose imprese avventurose spesso compiute in difesa dell'onore di nobili fanciulle. All'origine si trattava di un insieme di testi raggruppabili in tre famiglie:
I primi due tipi
di poema cavalleresco (bretone e carolingio) hanno un peso decisamente maggiore nella tradizione del
genere, che trova i suoi principali modelli nella Chanson de Roland, nelle chansons
de geste e nei poemi di Chrétien de Troyes. Le invenzioni comiche del poema (Morgante è un gigante, la
preoccupazione maggiore degli eroi è quella di cibarsi smodatamente)
sono affidate a uno stile misto, una scrittura popolareggiante che
comprende però anche termini tecnici. Anche l'Orlando
innamorato (1495, pubblicato postumo) di Matteo
Maria Boiardo
adotta una lingua composita, un emiliano illustre che include
espressioni popolari. Il contenuto del poema, però, questa volta è
serio: aggrovigliate avventure tradiscono un'evidente nostalgia per un
mondo ormai tramontato, interpretato da energici eroi guerrieri. Ariosto
riprese l'argomento del suo poema là dove il Boiardo, che aveva lasciato
incompiuto il suo lavoro, si era interrotto. Alcuni elementi dell'Orlando
furioso sono già presenti nell'Orlando
innamorato, come la dimensione magica e fiabesca, la centralità del
tema dell'amore, il gusto per avventure intricate. Al tempo dell'Ariosto l'immaginario
cavalleresco aveva perduto da secoli ogni attualità, diventando un
contenuto esclusivamente letterario. A prevalere, in seguito, fu
l'elemento parodico e dissacratorio, ad esempio nella Secchia
rapita (1624) di Alessandro Tassoni. la Gerusalemme liberata (1580) di Torquato Tasso
che impostò il poema eroico moderno basato su una
verosimiglianza storica (il racconto si concentra sull'epopea della
prima crociata); e il Don Chisciotte
(1605-1615) di Miguel De Cervantes che
utilizzò
materiali cavallereschi in un romanzo, questa volta, in prosa (uno dei
primi grandi romanzi moderni europei |
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