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Uno dei più grandi poeti dialettali siciliani contemporanei,
l'unico poeta italiano a cui un editore prestigioso come Feltrinelli ha
dato ampio spazio.
Nessun poeta vernacolare (in tutto il mondo) fino ai nostri giorni ha pubblicato cinque
volumi con un editore di questo calibro.
Autodidatta, egli si serve della cronaca per esprimere le
problematiche e le aspirazioni sociali del proletariato. La
poesia di Ignazio Buttitta traduce in versi un secolo di storia sociale,
politica ed intellettuale della
Sicilia.
Visse in prima linea: le
lotte contadine, le due guerre, l’antifascismo, la lotta contro la
mafia e la classe politica post-bellica.
Nella sua vita intraprese diversi mestieri: garzone, macellaio, salumiere,
grossista in alimenti, rappresentante di commercio ed altro. |
Il 15 ottobre 1922, alla vigilia della
“marcia su Roma”, capeggiò nel suo paese una sommossa popolare, nello stesso anno fondò il circolo di
cultura “Filippo Turati che settimanalmente pubblicava un foglio
“La povera gente”.
Fino al 1928 fu condirettore del mensile palermitano
di letteratura dialettale “La trazzera”, soppresso
dal fascismo. Dopo aver
pubblicato “Sintimintali (1923)” e il poemetto
“Marabedda (1928)” il poeta ufficialmente tacque, ma le sue poesie
continuarono a circolare clandestinamente. La sua prima poesia antifascista fu
pubblicata nel 1944 sul secondo numero di “Rinascita”.
Nel
1954, con “Lu pani si chiama pani”,
Buttitta ricominciò a pubblicare le sue opere, che gli
diedero fama internazionale. Nel 1943 Bagheria fu bombardata e Buttitta, per
allontanare la famiglia dai pericoli della
guerra, si trasferì a Codogno (MI). Riteneva
di poter tornare da solo in Sicilia,
ma lo sbarco degli alleati gli impedì di
attraversare lo stretto di Messina.
Quando, dopo la liberazione tornò in Sicilia, trovò
i suoi magazzini di generi alimentari saccheggiati e danneggiati.
Per poter tirare avanti (aveva già quattro figli), fu costretto a ritornare in
Lombardia intraprendendo l’attività di
rappresentante di commercio. Questo fu un importante periodo
di
approfondimento per il poeta, che poté incontrare e
frequentare quasi ogni sera Vittorini e Quasimodo.
Nel 1960 si stabilì
definitivamente a Bagheria dove da
quel momento poté dedicarsi alla poesia con maggiore serenità, realizzando così un vecchio
sogno.
Il 5 aprile 1997 si spegne a Bagheria con la devota assistenza dei
familiari.
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Ignazio
Buttitta definito “poeta di piazza” è uno dei “siciliani” importanti di questo secolo che
si è cocluso,
un uomo che non ha mai nascosto le sue
radici, ma anzi le ha sbandierate attraverso la scrittura e la sua presenza sulle scene del mondo, con la dignità che si addice al vero pensatore libero.
Tali radici non potevano venire
meno se egli amò circondarsi di altre “sicilianità” note e
importanti come Leonardo Sciascia, Renato Guttuso, Elio Vittorini,
Salvatore Quasimodo, Rosa Balistreri, i
cui sodalizi si rivelarono essenziali e
diversificatori al suo mondo fantastico e carismatico.
Egli sapeva “prendere” le folle delle piazze,
era cosciente del fatto che, con il
suo modo di comunicare
agli altri le istanze popolari ed umane racchiuse nei suoi versi,
avrebbe raggiunto il cuore di tutti, disdegnando apertamente inutili
protagonismi.
Essendo a sua volta “caricato” dalla
gente che lo ascoltava, tra una prosa ed
una
poesia, sapeva librarsi in un crescendo pieno di immagini e di
situazioni intimamente coinvolgenti.
Quanta commozione sapeva trasmettere quando, certo di avere
l’anima dell’uditorio in pugno, dal palco
recitava “littra a una mamma tedesca”, una delle
poche poesie che conservava a memoria: con voce
singhiozzante di chi aveva veramente patito la causa insensata
della guerra, e di chi era stato costretto a mietere morte
in obbedienza a un atto violento e
assurdo, chiedeva scusa con i suoi
versi dialettali, unico suo risarcimento
spendibile, alla madre di un soldato
tedesco da lui ucciso a colpi di mitragliatrice sul fronte del Piave.
Altra poesia che recitava a memoria con calibrata teatralità e con
vibrante patos era “Ncuntravu o Signuri”, testo che pur
rappresentando una sua dichiarazione di agnosticismo nei confronti
della religione, ammetteva comunque la presenza di Cristo sulle strade
del mondo.
Come mandare via
dalle orecchie e scordare il canto all’aperto
che sgorgava dalla sua voce, in
ultimo roca ma tenera ed affascinante, quando
declamava fra le altre ”Parru cu tia” o
“Lu tempu e la storia”, forse dedicata questa a Carlo Levi.
Pier
Paolo Pasolini con molto affetto lo definì “sentimentale ed estroverso,
ingenuo e
tormentato”, ma noi che lo abbiamo conosciuto
nell’ultimo ventennio della sua vita possiamo solo dire del suo
spessore umano, della sua consistenza poetica che
usciva fuori dai registri della scrittura per assumere
anche fisicamente la dimensione di poeta, dimensione che è stata
riferimento a molti giovani poeti dialettali e non, a prescindere dalle
tendenze e dalla collocazione letteraria in cui ognuno potrà
essere inserito.
Le
opere
“Sintimintali”- Poesie con prefazione di G. Pipitone Federico, Edizioni
Sabio,
Palermo 1923;
“Marabedda”- Edizioni La Terrazza, Palermo 1928;
“Lu pani si chiama pani”- Traduzioni in versi di Salvatore Quasimodo, illustrazioni di Renato Guttuso,
Edizioni di Cultura Sociale, Roma 1954;
“Lamentu pi la morti di Turiddu
Canivali”
- Traduzione di Franco Grasso,
Edizioni Arti Grafiche, Palermo 1956;
“La peddi nova”- Prefazione di Carlo Levi, Edizioni
Feltrinelli, Milano 1963;
“Lu trenu di lu suli” - Introduzione di Leonardo Sciascia, edizioni Avanti!, Milano 1963;
“La paglia bruciata” - Prefazione di R. Roversi con una nota
di
Cesare Zavattini, Edizioni Feltrinelli, Milano 1968;
“Io faccio il poeta” - Prefazione di Leonardo Sciascia,
Edizioni Feltrinelli, Milano 1972 (Premio
Viareggio);
“Il cortile degli Aragonesi”-
(rielaborazione di un’opera teatrale di autore
ignoto) Editore Giannotta, Catania 1974;
“Il poeta in piazza” - Edizioni Feltrinelli, Milano 1974;
“Prime e nuovissime” - Gruppo Editoriale Forma, Torino 1983;
“Le pietre nere” - Edizioni Feltrinelli, Milano 1983.
Note
di Leonardo Sciascia
Leggi e ascolta alcune sue Poesie
"Pigia sulla foto"
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La nostra Associazione e la Fondazione Ignazio Buttitta nel'anno 2006
hanno realizzato:
"La mia vita vorrei scriverla cantando"
8 Recital dedicati al Poeta, effettuati in alcuni Istituti Scolastici della Sicilia.
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